1943. LA SCELTA

6 Dicembre 2023

Dall’8 dicembre è visitabile la nuova mostra curata dal Museo della Guerra e dedicata alla Seconda guerra mondiale. Le scelte degli italiani dopo l’8 settembre 1943 vengono raccontate attraverso i ricordi, le lettere e gli oggetti appartenuti ai protagonisti di quegli eventi. La mostra, che resterà aperta fino a settembre 2024, espone i materiali pervenuti attraverso numerose donazioni e collaborazioni con altri istituti culturali.

“A distanza di oltre 20 anni dall’apertura (e successiva chiusura, causa restauro) di uno spazio nel Museo dedicato alla Seconda guerra mondiale,” – spiega il Direttore Francesco Frizzera – “si apre finalmente un percorso espositivo dedicato ad un periodo a cui afferisce una parte importante delle collezioni del Museo. Si tratta di una finestra aperta sulla guerra civile degli italiani, sugli anni bui, sulle speranze e sulle scelte dei singoli. Nella mostra si intrecciano storie di combattenti, resistenti, civili e, soprattutto, di disarmati: internati e prigionieri, che raggiungono i confini del pianeta, tornano dopo tutti gli altri, rimangono per decenni ai margini della memoria. Un viaggio dal fascismo alla Costituzione, che ha come snodo il 1943. Una narrazione che parte dal basso, basata su 45 biografie che descrivono tensioni interne, viaggi impensabili, diaspore illimitate, mancati ritorni.”

L’8 settembre 1943 Badoglio annunciava l’armistizio con gli Alleati. Per gli italiani il conflitto si trasformò da guerra aggressiva di conquista in guerra civile. In pochi giorni l’Italia si ritrovò occupata e divisa.
I soldati italiani, sparpagliati su teatri di guerra lontani, devono prendere una posizione all’interno di una pluralità di scelte possibili: continuare a combattere a fianco dell’alleato tedesco oppure opporsi ai suoi ordini di resa, aderire al movimento partigiano, unirsi alle formazioni della Repubblica Sociale Italiana oppure arruolarsi nelle forze combattenti del Regno del Sud. Anche la sorte degli internati militari italiani, catturati dai tedeschi, o dei soldati già prigionieri dalle forze alleate si modifica in base a scelte di campo.

La mostra è il punto di arrivo di un lungo processo di raccolta di fonti, testimonianze e ricerche condotto dal Museo, che ha portato, tra le altre cose, alla pubblicazione di molti testi autobiografici che hanno ispirato la mostra. “Fin dagli anni Cinquanta il Museo ha raccolto materiali relativi alla Seconda guerra mondiale” – spiega il Presidente Alberto Miorandi – “intensificando il lavoro negli ultimi 30 anni e concentrandosi soprattutto sull’esperienza trentina. Il 1943 è stato uno spartiacque per l’Italia e lo è stato in modo particolare per il Trentino che dopo l’occupazione nazista del 1943 entra a far parte del Terzo Reich. Questa attività di ricerca e raccolta minuta ha coinvolto anche altre regioni italiane, elemento che ci permette oggi di narrare una vicenda da molte prospettive diverse, che non tengono solo in considerazione le esperienze dei combattenti e che si arricchisce di testimonianze, documenti d’archivio, oggetti personali e pezzi di pregio e importanza nazionale.”

Tra i pezzi di rilievo esposti ci sono un sidecar Zundapp KS750, una Moto Guzzi Alce biposto (1940), un cannone-mitragliera antiaerea Scotti Isotta Fraschini mod. 1941 da 20 mm, due radio originali militari e civili, ed un ricco apparato iconografico. Sono molto significativi i nuclei di oggetti e documenti appartenuti a personaggi di caratura nazionale come Junio Valerio Borghese, divenuto comandante della squadriglia Xa MAS e che intraprese un’ambigua forma di alleanza con i tedeschi all’interno della Repubblica Sociale Italiana, o come Amedeo Guillet che aderì al Regno del Sud, combattendo a fianco dell’esercito alleato. Di grande valore per produrre un racconto equilibrato degli eventi sono anche i documenti che testimoniano l’esperienza di partigiani e resistenti, come Duccio Galimberti, promotore del movimento antifascista “Giustizia e Libertà” in Piemonte, o le illustrazioni di Sirio Galli, che documentano la resistenza sul fronte albanese.

La mostra è stata realizzata grazie alle numerose donazioni che il Museo ha raccolto negli ultimi decenni: ai donatori va il ringraziamento del Museo per averlo identificato come luogo nel quale le storie personali vengono conservate, studiate, interpretate, inserite in un contesto più ampio e rese disponibili al pubblico.
Fondamentale per la riuscita dell’esposizione il contributo di altri istituti culturali e archivi (come quello dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri) e quello di Filippo Focardi (Università degli Studi di Padova) che ha curato la revisione dei testi.
Il lavoro è però debitore anche dell’ampia ricerca condotta in ambito accademico e in ambito locale, in particolare dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dal Laboratorio di storia di Rovereto, che più di altri hanno indagato i vissuti personali legati alla Seconda guerra mondiale in Trentino.

L’esposizione, realizzata con il contributo della Provincia autonoma di Trento e il Comune di Rovereto, è dunque l’occasione per esporre un’oculata selezione dei materiali posseduti dal Museo che diventeranno protagonisti, insieme a molti altri, del percorso permanente che sarà dedicato al secondo conflitto mondiale una volta terminato il restauro degli spazi ad esso destinati.