“Italiani in guerra”, un ciclo dedicato alla Seconda guerra mondiale al Museo della Guerra
Italiani in guerra. Album fotografici dall’Europa orientale e meridionale (1940-1943)
A ottant’anni dallo scoppio del secondo conflitto mondiale il Museo Storico Italiano della Guerra dedica il ciclo annuale di mostre fotografiche, tradizionalmente allestite nel torrione Malipiero, al tema degli italiani in guerra, al di fuori dei confini d’Italia. Il ciclo si è aperto con la Russia, protagonista della mostra fotografica “Verso il fronte russo. Immagini e impressioni di Aldo Salvadei” (visitabile fino al 7 luglio). Nel corso del 2019 seguiranno le mostre “Taccuino grigioverde 1941-42. Appunti, impressioni, documenti e fotografie di Sirio Galli dall’Albania e dalla Macedonia” (inaugurazione il 10 luglio) e “Graecia capta. Diario fotografico del capitano di artiglieria Giuliano Zandonati 1941-1943” (dal 15 novembre 2019).
Il Museo, nato nel 1921 come collettore delle esperienze di chi combatté il primo conflitto mondiale, ha allargato nel corso del tempo le proprie collezioni e la propria prospettiva narrativa. Dopo aver dedicato grande attenzione al Centenario della Grande Guerra negli anni appena conclusi, propone ora ai suoi visitatori un assaggio dei fondi fotografici riguardanti la Seconda guerra mondiale conservati nel suo archivio storico, che custodisce una raccolta molto ricca di materiali fotografici e documentari.
Il ciclo di mostre fotografiche, intitolato “Italiani in guerra. Album fotografici dall’Europa orientale e meridionale (1940-1943)”, descrive le vicende di guerra di tre ufficiali italiani, inviati a combattere su tre fronti tra loro molto differenti: quello russo, quello albanese-macedone, quello greco. Questa estrema dispersione geografica dei combattenti italiani, che rispecchia le volontà annessionistiche e di potenza del regime fascista, trova corrispondenza negli scatti di Aldo Salvadei, Sirio Galli e Giuliano Zandonati e viene rappresentata e raccontata nelle mostre e negli eventi ad esse collegati.
Le foto in mostra, una piccola selezione tratta da album ricchissimi donati al Museo, trasmettono un’immagine dal basso della guerra, filtrata attraverso l’esperienza personale di tre uomini che, seppur diversi fra loro, si trovano accomunati dallo sguardo colto e attento con cui hanno documentato i luoghi attraversati durante il conflitto, attenti ad aspetti delle politiche d’occupazione del regime che non trovano traccia nei bollettini ufficiali. Il contatto con le popolazioni civili, l’attenzione ad aspetti paesaggistici, le scene di vita quotidiana sono presenti tanto quanto gli scatti più tradizionalmente legati alla vita militare. Gli scatti di Salvadei, Galli e Zandonati rimandano ad una guerra meno conosciuta, che vede l’esercito italiano occupare vaste superfici di territorio europeo, da solo o in coabitazione con l’alleato tedesco.
La spinta in avanti nell’orizzonte temporale delle vicende narrate in queste mostre risponde ad una programmazione del Museo di Rovereto che vedrà nei prossimi anni tornare in primo piano anche i conflitti più recenti, visto il riallestimento delle collezioni permanenti previsto negli spazi del Castello che torneranno disponibili una volta terminato il restauro.