Una fortezza austro-ungarica alle porte della cittĂ 

Forte Pozzacchio o Werk Valmorbia costituisce un particolare esempio dell’ultima generazione di forti predisposta a presidio del confine meridionale dell’Impero dallo Stato maggiore dell’esercito austro-ungarico.
Il forte, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1912, venne interamente scavato all’interno della roccia del monte Pasubio, a presidio della Vallarsa.
L’opera è stata recentemente oggetto di un’intensa opera di recupero e restauro volta a rendere il forte accessibile al pubblico.

Il forte si raggiunge a piedi percorrendo la strada militare realizzata dal Genio militare austro-ungarico a partire dal 1912 (circa 20 minuti) o tramite il sentiero della Garne (circa 1 ora). Si raccomanda di indossare calzature adeguate ed è consigliabile una giacca.

Per conoscere meglio Forte Pozzacchio consulta la scheda storica sul sito della Rete Trentino Grande Guerra.

Contatti

Forte Pozzacchio
345 1267009 (anche Whatsapp)

info@fortepozzacchio.it
www.fortepozzacchio.it

 

Apertura

da giugno ad ottobre
dal venerdì alla domenica | 10-18
Gli orari sono suscettibili a variazioni, si raccomanda di consultare il sito web del Forte per gli aggiornamenti.

 

La storia

Nel 1906 il generale Conrad von Hötzendorf, capo dello Stato Maggiore austriaco, diede inizio alla costruzione di moderni forti corazzati a ridosso dei confini, articolati in tre sbarramenti: Adige-Vallarsa, Altipiani e Valsugana.

Lo sbarramento Adige-Vallarsa prevedeva tre gruppi fortificati: Brentonico (monte Vignola), Valle dell’Adige (sbarramento di Serravalle) e Vallarsa (Matassone e Valmorbia).
Di questi l’unico a venir realizzato fu forte Pozzacchio, caposaldo centrale della linea Monte Spil-Leno-Zugna Torta con il principale scopo di sbarrare una possibile penetrazione italiana verso Rovereto attraverso il Pian delle Fugazze e la Vallarsa.

Forte Pozzacchio, o Werk Valmorbia come viene chiamato nei documenti austriaci, sorge a quota 882 metri sul fianco destro della Vallarsa, sopra l’abitato di Valmorbia e nei pressi di Pozzacchio.
Nel 1912 venne realizzata la strada di accesso; nel 1913 furono costruite le caserme, l’acquedotto e una teleferica per il trasporto di materiali e iniziarono i lavori di costruzione del forte. Il cantiere proseguì anche dopo lo scoppio della guerra nell’agosto 1914 con l’obiettivo di ultimare l’opera entro il luglio 1915.
La carenza di manodopera e l’entrata in guerra dell’Italia impedirono la conclusione dei lavori. Nel maggio 1915 non erano ancora stati installati gli obici in cupola corazzata girevole e gli austro-ungarici dovettero quindi ripiegare verso Rovereto; il 3 giugno 1915 il forte venne occupato dai soldati italiani.
Con l’offensiva del maggio 1916 ritornò in mano austriaca e vi rimase fino alla conclusione del conflitto.

Il forte rappresenta lo stadio più evoluto raggiunto dall’ingegneria militare austro-ungarica. Il tenente Stephan Pilz progettò un’opera quasi interamente in caverna; erano in calcestruzzo solo la batteria per obici in cupola corazzata e la caponiera.
Per difendere l’ingresso era previsto un profondo fossato, dal quale si accedeva all’interno del forte. Al livello del fossato una galleria a ferro di cavallo collegava i diversi ambienti scavati nella roccia: gli alloggi della truppa, i locali di servizio, le postazioni per mitragliatrici e riflettori.
Il progetto prevedeva tre piani. Un pozzo verticale dava inoltre accesso all’area sommitale dove erano installati l’osservatorio e le artiglierie posizionate in cupole corazzate.
Il suo armamento consisteva in 2 obici da 10 cm in cupola corazzata girevole, 2 cannoni da 7,5 cm, numerose mitragliatrici e riflettori posizionati in caverna e protetti da scudi metallici. Il forte avrebbe dovuto ospitare un centinaio di uomini.

Il progetto di recupero

Già fortemente danneggiato dai bombardamenti austriaci del maggio 1916, nel dopoguerra il forte fu privato delle parti metalliche. Nel corso dei decenni continuò ad essere spogliato dall’azione dei recuperanti e i suoi dintorni utilizzati come pascolo.

Il suo recupero è cominciato nel 1998 con un finanziamento GAL-Leader II, su progetto degli architetti Francesco Collotti e Giacomo Pirazzoli e la Direzione lavori dell’architetto Sandro Aita.
Nel 2005 il Comune di Trambileno ha acquistato il manufatto.
ll restauro, sollecitato dall’Amministrazione comunale e dall’Associazione “Il Forte”, è stato deciso e finanziato dalla Soprintendenza Beni architettonici della Provincia autonoma di Trento, con la collaborazione del Museo Storico Italiano della Guerra.

Il restauro ha comportato la rimozione di detriti e la messa in sicurezza degli ambienti. Le baracche in legno previste nelle caverne sono evocate attraverso la pavimentazione metallica e la delimitazione perimetrale di alcuni vani. Una scala metallica raggiunge la parte sommitale del forte dove una passerella riproduce il corridoio che avrebbe dovuto collegare le cupole corazzate.
Per sottolineare l’idea dell’incompiutezza del forte, tutte le strutture inserite sono state colorate con un vernice protettiva al minio, dall’intensa colorazione arancione.

La Provincia, tramite il Servizio Prevenzione Rischi, è intervenuta anche per garantire la messa in sicurezza e sistemazione della strada di accesso.