Durante la Grande Guerra, la rivista fotografica francese “Le miroir” documentò il conflitto ma si distinse dalle altre riviste fotografiche per la particolarità delle immagini pubblicate: nel 1914 aveva lanciato infatti un concorso fotografico con premi in denaro per i soldati che avessero inviato le proprie fotografie scattate al fronte. Interni di trincea, soldati feriti e distruzioni, ma anche città bombardate, civili, momenti di tregua riempiono le pagine del settimanale, ma la vera novità è rappresentata dal fatto che i fotografi – gli “inviati speciali” – sono i soldati, protagonisti e testimoni al tempo stesso.
Le fotografie spesso mostrano la guerra con il suo volto più crudele, ma il tono delle didascalie e la presentazione delle immagini trasmettono ai lettori messaggi rassicuranti sull’immancabile vittoria. Per parte sua, il filtro del giornale escludeva dalla visione i caduti francesi e le vittorie tedesche, ma l’orrore della guerra, a chi era disposto a guardare, non rimaneva nascosto.
Nel corso del conflitto, il settimanale raggiunse una tiratura straordinaria (500.000 copie) e, sulla base delle foto premiate, contribuì a modellare il repertorio iconografico dei soldati/fotografi, che inviavano al giornale ciò che intuivano più gradito: in questo modo, “Le Miroir” concorse a sedimentare un’educazione allo sguardo ed a diffondere uno stile fotogiornalistico.
Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra Soldati fotografi. Fotografie della Grande Guerra sulle pagine di “Le Miroir” allestita al Museo della Guerra nel 2005 e contiene tre saggi a cura di Stefano Viaggio, Luigi Tomassini e Joëlle Beurier.