Una valle ricca di storia
Nel 1914, prevedendo di dover abbandonare il monte Baldo in caso di guerra con l’Italia, gli austriaci prepararono una linea di difesa sui versanti meridionali della valle di Gresta. Nel lavoro di costruzione furono impiegati centinaia di soldati e civili militarizzati e di prigionieri serbi. La valle di Gresta, cerniera tra il settore di Rovereto e quello del lago di Garda, rimase in mano austriaca fino alla conclusione del conflitto.
Oggi, grazie all’opera di volontari e associazioni oggi coordinate dall’associazione “Un territorio due fronti”, numerosi siti sono stati ripristinati e resi visitabili.
Il monte Nagià Grom, nei pressi dell’abitato di Manzano, è stato interessato da lunghi lavori di recupero da parte della Sezione ANA di Mori.
Una lunga trincea percorre circolarmente tutto il rilievo. Protetti dal fuoco delle artiglierie nemiche sorgono resti delle cucine, di una cisterna per la raccolta dell’acqua, depositi scavati in roccia, i blocchi per i generatori di energia elettrica che alimentavano i proiettori. Lungo il percorso si incontrano piazzole, postazioni e osservatori d’artiglieria. Il terreno è ancora segnato dai crateri prodotti dai bombardamenti italiani a cui l’area fu sottoposta. Alcuni piccoli monumenti ricordano i soldati qui caduti, ma anche i civili morti nel dopoguerra durante il recupero di materiali bellici.
Il sito è facilmente accessibile da Manzano o da Valle San Felice; da Mori Vecchio un panoramico ma più impegnativo sentiero attrezzato porta fin sulla sommità del Nagià.
Per visitare il sito è disponibile un’audioguida gratuita realizzata dal gruppo Alpini di Mori, in lingua italiana e tedesca, sulla piattaforma izi.travel.
Il monte Faè era un caposaldo e un nodo di collegamento tra il monte Biaena e la Vallagarina. La posizione era difesa da sistemi di trincee, in gran parte in roccia, di cui rimangono importanti esempi recuperati dall’associazione “Castel Frassem”. Lungo il percorso si notano i resti delle postazioni di artiglieria in caverna per cannoni ed obici che battevano il fondovalle, lo Zugna e il monte Altissimo, così come i ricoveri e i depositi in roccia.
Sul monte Biaena restano numerose tracce della presenza dei soldati austroungarici.
Sulle sue pendici, in località Poia poco sopra l’abitato di Ronzo Chienis, si inerpica nel bosco una lunga trincea, recentemente ripulita dalla SAT Val di Gresta e dall’Associazione Cacciatori di Ronzo.
Nei pressi della capanna Monte Biaena rimane un grande invaso per la raccolta dell’acqua piovana; sulle balze rocciose che precipitano verso la Vallagarina si scorgono le feritoie di tre gallerie; sulla cima corrono trinceramenti muniti di ricoveri blindati che durante la guerra erano collegati a baracche costruite sul rovescio.
Nei pressi del passo Santa Barbara, dove durante la guerra sorgeva un villaggio militare, rimane una cappelletta dalla curiosa forma di granata, costruita dagli austro-ungarici nel dicembre 1915.
Da qui, attraverso campi coltivati ad ortaggi, si raggiunge la sommità del monte Creino dove è visitabile un osservatorio d’artiglieria, splendido punto panoramico sul lago di Garda e le montagne del Trentino meridionale. Il percorso si snoda dentro una lunga trincea lungo la quale rimangono visibili postazioni di artiglieria in caverna, ripristinati dalla SAT Val di Gresta e dal Servizio Conservazione della Natura.
Dal Creino, le linee austriache scendevano verso Nago e il lago di Garda. La Schützenkompanie “Arco” e l’associazione Castagneto di Nago, con il supporto del Servizio per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale e della Soprintendenza per i Beni Culturali, hanno ripulito e reso visitabili i manufatti militari austro-ungarici di Preda Busa, Perlone e Busa dei Capitani.
Salendo sul monte Stivo si trovano postazioni di artiglieria che si spingono fino verso i 2.000 metri.