Verso il fronte russo | Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto
Foto di Aldo Salvadei, anno 1941

09.03 – 07.07.2019
Rovereto, Museo della Guerra

Verso il fronte russo. Immagini e impressioni di Aldo Salvadei (1941-42)

La mostra presenta una selezione di immagini realizzate nel corso della Seconda guerra mondiale da Aldo Salvadei, sottotenente medico impegnato nel tra il 1941 ed il 1942 nel trasporto di feriti dal fronte russo. Si ringraziano i famigliari per aver messo a disposizione le fotografie realizzate da Aldo Salvadei durante la Seconda guerra mondiale.

In occasione dell’inaugurazione della mostra, viene presentata la donazione di un’uniforme da infermiera volontaria di Croce Rossa in servizio durante la Seconda guerra mondiale, donata al Museo dall’Ispettorato delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana della Provincia autonoma di Trento.

Biografia

Aldo Salvadei nacque a Mantova il 17 agosto 1900. I genitori, Ippolito – commerciante di salumi – e Ida Vanzini erano originari di Caderzone, in val di Rendena, che avevano lasciato alla fine dell’800 senza però scindere i legami famigliari e patrimoniali con il paese d’origine. A Mantova Salvadei frequentò il liceo classico fino all’aprile 1918 quando decise di abbandonare gli studi per arruolarsi volontario nel 3° reggimento del Genio telegrafisti.
Nell’autunno 1919, dopo aver ottenuto il diploma liceale, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia di Padova, presso la quale si laureò nel 1927 e frequentò il corso di specializzazione in pediatria (1931-1932). Stabilitosi a Trento, esercitò l’attività di pediatra quale libero professionista fino al gennaio 1935 quando venne nominato primario medico presso l’ospedale infantile provinciale. Dal marzo 1938 svolse l’incarico di medico scolastico comunale.

Nel 1939 si sposò con Anna Zelger, dalla quale ebbe tre figli. Poco dopo la nomina a membro del Consiglio provinciale di sanità (marzo 1941), fu richiamato a prestare servizio militare quale sottotenente medico sul treno ospedale n. 7, occupandosi del trasporto di feriti dal fronte jugoslavo e, dal luglio 1941, assegnato al CSIR, dal fronte russo.
Il primo viaggio avviene tra l’agosto e l’ottobre 1941 e porta Salvadei in Bessarabia, tra Jasi, Balty e Alexandreni. Con il secondo viaggio, svolto tra il dicembre 1941 ed il gennaio 1942, il treno ospedale arriva in Ucraina a Dnjepropetrowsk. Nell’aprile 1942, in seguito ad un incidente, fu sottoposto a un lungo periodo di cure mediche e infine congedato dall’esercito.

Alla fine del conflitto riprese l’attività di pediatra comunale, rivestendo dal 1952 al 1970 il ruolo di direttore della poliambulanza scolastica.
Salvadei fu attivo anche come pubblicista scientifico e, dagli anni ‘50 alla morte, come poeta dialettale (Poesie della Val Rendena, 1978). Morì a Trento nel 1985.

 

Il treno ospedale n. 7

[…] È insieme ospedale (con le sue sale anatomica e di medicazioni, con le sue corsie dalle barelle lettino a tre piani) e caserma (con tutto il suo attrezzamento militare, con quelle gavette che ordinate si vedono negli scaffali, fra il via vai di gente in grigio-verde).
Sul treno prestano servizio varie decine di soldati e parecchi ufficiali (un primo capitano medico, che ne è il comandante, il capotreno insomma, due tenenti, uno di amministrazione ed un cappellano, e alcuni sottotenenti medici); inoltre, molti sottoufficiali.
Sono 15 vetture, di cui nove adibite a sale ammalati, capaci, quest’ultime di 26 feriti ciascuna (il treno al completo può ospitarne 318).
C’è la cucina che sembra quella di un grande albergo o ristorante del centro, tanto è attrezzata e pulita, […] la fureria che funziona a meraviglia, le vetture-cisterna che garantiscono l’acqua durante il viaggio da una stazione di sosta all’altra (che, nonostante la lunghezza e il carico del convoglio, si compie a più di 90 km all’ora, specie se a bordo vi sono feriti). E poi la sala anatomica, pulita e perfettamente attrezzata. “Ne abbiamo del materiale sanitario – mi dice il cappellano militare – da compiere un viaggio di un anno su qualunque fronte”. E per adesso ne hanno compiuti due. […] Ora sta approntandosi ad un più lungo viaggio per il fronte russo.

Mario Maffei, Sosta alla stazione. Treno ospedale, Dal “Resto del Carlino”, 30 luglio 1941

 

La donazione dell’uniforme da volontaria della Croce Rossa

In mostra è esposta l’uniforme italiana da volontaria di Croce Rossa mod. 1908 appartenuta ad Antonietta Gerola, dono dell’Ispettorato delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana della Provincia autonoma di Trento.

La Sorella Antonietta Gerola ha prestato servizio come Infermiera Volontaria di Croce Rossa presso l’ospedale da campo n. 170 durante l’occupazione delle truppe italiane di Sebenico, in territorio jugoslavo, fra l’ottobre 1942 e l’aprile 1943.
Tornata a Rovereto, dopo l’armistizio, lavorò presso il posto di soccorso della stazione ferroviaria dalla quale transitavano gli internati italiani e i prigionieri alleati verso i campi di prigionia in Germania.

La sua opera non si limitò all’assistenza medica e alla distribuzione di viveri ma riuscì a far ricoverare ufficiali e soldati al Civico Ospedale per poi favorirne la fuga dalla prigionia. Dopo il conflitto la sua opera venne riconosciuta tramite la concessione di varie decorazioni fra le quali una croce al merito di guerra.

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Orari

Da martedì a domenica
Orario 10-18

Inaugurazione 19.11.2020, ore 18

Archivi digitali

Le immagini in mostra sono consultabili online sulla piattaforma archivimuseodellaguerra.archiui.it