Mostra permanente | Rovereto, Museo della Guerra
1943. La scelta
L’8 settembre 1943 rappresenta per l’Italia uno dei passaggi più significativi della storia del XX secolo. Gli italiani si trovarono costretti a fare una scelta che avrebbe determinato il loro destino: continuare a combattere al fianco dei tedeschi, abbandonare le armi e divenire prigionieri di guerra, opporsi schierandosi con le forze partigiane impegnate nella Resistenza o con l’esercito co-belligerante italiano.
Attraverso le biografie di oltre trenta testimoni di quegli eventi, i loro ricordi, le lettere, i cimeli e i documenti conservati dal Museo della Guerra di Rovereto, la mostra racconta la complessità e la pluralità delle possibilità che si presentarono nel 1943, all’atto dell’armistizio siglato dal governo Badoglio con gli Alleati.
I fili delle vicende dei combattenti per la Repubblica Sociale Italiana e per il Regno del Sud, dei partigiani, dei prigionieri e degli internati militari si intrecciano in una rete complessa di scelte e destini possibili, nella quale il peso delle decisioni personali ha contributo a definire questo passaggio nodale della storia italiana.
La mostra è entrata a far parte stabilmente nel percorso di visita del Museo, in attesa che venga realizzata la sezione permanente dedicata alla Seconda guerra mondiale.
Con il contributo di
Apertura
Mostra permanente
Da martedì a domenica, 10-18
Ingresso compreso nel biglietto del Museo
Gruppi e scuole
Visite guidate e attività su richiesta contattando la Segreteria didattica
0464 488041 – didattica@museodellaguerra.it
IL PROGETTO ESPOSITIVO
La mostra è organizzata in quattro sezioni tematiche. La prima sezione ha una funzione introduttiva e chiarisce le modalità con cui il Fascismo prende il controllo dello Stato e porta l’Italia in guerra, con campagne aggressive di conquista in Francia, Grecia, Jugoslavia, Africa settentrionale e Corno d’Africa, Russia e Mediterraneo.
La seconda sezione si concentra sulla svolta generata dal collasso militare dei primi mesi del 1943 che culmina con la ritirata di Russia, l’espulsione dal Nord Africa nonostante l’intervento tedesco, lo sbarco alleato in Sicilia, fino alla destituzione di Mussolini e all’armistizio.
Sono messe in primo piano le scelte dei singoli testimoni degli eventi, su vari teatri di guerra, con immagini, testimonianze, oggetti personali e biografie dei protagonisti.
Le vicende dell’inverno e la primavera del 1943 vengono ripercorse attraverso alcuni oggetti, tra i quali il “valenco” del roveretano Guido Vettorazzo, reduce dalla campagna di Russia, e la giubba indossata da Enzo Busca in Nord Africa, negli scontri a Tobruch.
I diversi destini a cui i soldati italiani vanno incontro dopo l’8 settembre sono testimoniate dalle vicende di Alboino De Julis, che muore per mano dei tedeschi difendendo a Trento il 9 settembre la caserma sotto il suo comando, e di Luigi Baldessari, fatto prigioniero dall’esercito germanico a Cefalonia, che nel luglio 1944 scappa e passa con i partigiani greci, per essere poi traghettato a Taranto.
Nelle vetrine centrali sono esposte le uniformi di Junio Valerio Borghese, che stringe da subito accordi con la Kriegsmarine tedesca ponendosi al comando della Xa MAS, di Amedeo Guillet, noto per le attività di contro guerriglia nell’Africa orientale Italiana, che aderisce al Regno del Sud, e del roveretano Mario Rigatti, pluridecorato di guerra che milita nella Air Force dell’esercito co-belligerante.
Una parte di questa sezione accenna all’altro volto della guerra, con un riferimento alle deportazioni politiche e razziali, ai bombardamenti, a profughi e violenza sui civili, protagonismo femminile, forme di resistenza civile, sterminio degli ebrei e di minoranze, stragi.
In quest’area trovano spazio le vicende di Velia Mirri, volontaria del Servizio ausiliario femminile della RSI, di Antonietta Gerola, crocerossina in servizio a Rovereto, di Edi Savoia che tiene un diario dei bombardamenti sulla città, con un breve focus sulle vicende di Giannantonio Manci e del roveretano Angelo Bettini.
La terza sezione, che si apre idealmente con la foto della liberazione di Mussolini dal Gran Sasso e con l’audio del proclama di Badoglio, è dedicata all’esperienza dei combattenti.
La scelta partigiana è documentata attraverso i disegni di Sirio Galli, che aderisce alla resistenza Jugoslava, per la quale mette a disposizione le sue doti di grafico professionista, le testimonianze di Valentina Pianegonda, partigiana incarcerata a Rovereto, un cimelio commemorativo degli accordi di collaborazione tra gruppi partigiani del cuneese e partigiani francesi patrocinati da Duccio Galimberti, e di Vittorio Gozzer, paracadutato sull’altipiano di Asiago nel 1944, che concentra la sua attività partigiana nella brigata Garibaldina Antonio Gramsci sul Cansiglio e sulle Vette Feltrine.
Lo sforzo dell’esercito cobelligerante italiano, che assieme agli alleati risale la Penisola, viene illustrato attraverso la vicenda di Giuseppe Gozzer, fratello di Vittorio, che dopo aver combattuto con gli alleati per la liberazione di Roma ed essere stato catturato dai fascisti viene scarcerato e paracadutato in Carnia, dove viene nominato Capo di stato maggiore presso il Comando del Gruppo Divisioni Garibaldi “Osoppo”.
Le vicende militari e le attività di repressione antipartigiane dei combattenti che optano per la Repubblica Sociale Italiana sono ricostruire attraverso il filtro delle biografie di Luigi Sitia, combattente sul Senio, Mario Tului, che muore a Pisa durante un assalto, Aldo Erdini, ferito sul Senio, Mario Bordogna, che nel gennaio 1944 partecipa con il battaglione Barbarigo alla battaglia di Nettuno e in luglio diventa ufficiale d’ordinanza di Junio Valerio Borghese, seguendone le vicende e le sorti.
L’ultima parte è dedicata alla situazione specifica dell’Alpenvorland e ai combattenti trentini, richiamati ad operare nel Corpo di Sicurezza Trentino.
L’ultima sezione della mostra è dedicata alla vicenda dei disarmati: internati militari e prigionieri di guerra degli alleati. Una massa di 1,2 milioni di persone, lasciata a lungo ai margini della memoria pubblica, che nel contesto particolare della prigionia fu portata ad effettuare scelte di campo, che potevano comportare conseguenze dirette per la propria condizione immediata, ma anche per i famigliari delle aree occupate.
La vicenda degli IMI e le loro condizioni di vita sono raccontate attraverso gli oggetti dell’ufficiale Gioacchino De Martino, ma soprattutto attraverso le testimonianze autobiografiche di Remo Sannicolò (Noriglio), Giorgio Raffaelli (Bolzano), Rosario Ramazzotto (Vicenza), Benvenuto Fracassi (Brescia), Giuseppe Franchini (Rovereto) e la produzione iconografica di Josè Anders.
La dispersione e le vicende dei prigionieri degli alleati, dispersi tra Stati Uniti, Scozia, Francia, Italia, Nord Africa, Kenia, Sud Africa, Russia e India, sono presentate mediante i testi e gli oggetti di vita quotidiana di Ido Giuseppe Andreotti (Vicenza), Mario Gazzini (Rovereto), Francesco Pezzi (Rovereto), Guerrino Guerrini (Livorno), Saverio Mastrangelo (Foggia), Felice Benuzzi (Dro), Leonardo Leonardi.
L’esposizione è arricchita da alcuni pezzi di rilievo, tra cui un sidecar Zundapp KS750, una Moto Guzzi Alce biposto (1940), un cannone mitragliera antiaerea Scotti Isotta Fraschini mod. 1941 da 20 mm, due radio originali militari e civili, ed un ricco apparato iconografico. A chiudere la mostra è un richiamo alla conclusione della guerra, che pone l’accento sui lasciti di tali scelte personali e collettive, richiamando ai valori costituzionali.
La mostra è stata realizzata con il contributo della Provincia autonoma di Trento e del Comune di Rovereto.
A cura di
Museo Storico Italiano della Guerra
Consulenza scientifica
Filippo Focardi, Università degli Studi di Padova
Progetto grafico
Ossigeno Design
Traduzioni
Neil Waddington
Archivi
Archivio Museo Storico italiano della Guerra (dal quale provengono tutte le fotografie e i documenti esposti, laddove non indicato diversamente).
Archivio Gabriele Zorzetto
FMST – Fondazione Museo storico del Trentino
Fondo Vialli, Archivio Istituto Storico Parri, Bologna
BA – Bundesarchiv Deutschland, Bildarchiv
IWM – Imperial War Museum