Camminando nella Grande Guerra | Evacuati, militarizzati, internati trentini
In questo approfondimento della rubrica “Camminando nella Grande Guerra”, il direttore del Museo della Guerra di Rovereto Francesco Frizzera ci illustra il fenomeno del profugato in Trentino, che fece del nostro territorio un caso paradigmatico nel primo conflitto mondiale. “I trentini subirono una doppia militarizzazione, una doppia evacuazione e un doppio internamento”
Nel corso della Grande Guerra, il Trentino – oggetto del conflitto e campo di battaglia – si trasformò in un laboratorio. “Un laboratorio di modernità – lo definisce il provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto Francesco Frizzera – in cui i fenomeni laceranti della guerra acquisirono per i civili dimensioni importanti. Una regione economicamente depressa e non al centro, per molto tempo, dell’attenzione degli storici internazionali, rappresenta in realtà un caso interessante per studiare temi come il profugato. La popolazione, qui, venne infatti interessata da una doppia militarizzazione, una doppia evacuazione e un doppio internamento”.
Allo scoppio del conflitto italo-austriaco, circa 60mila uomini sono già stati mobilitati. La maggior parte è partita per il fronte orientale, a combattere contro la Russia zarista. Sul territorio trentino, invece, lo stabilizzarsi del fronte spinge le autorità imperiali a sgomberare il terreno dai civili. Migliaia di donne, con bambini e anziani, presero a quel punto la strada dello sfollamento. Ma non solo verso Nord. Lo sviluppo della guerra imporrà infatti anche alla popolazione finita sotto occupazione italiana il ricollocamento all’interno dei confini del Regno.
La popolazione civile trentina, pertanto, subisce una lacerazione, in una vicenda che, “seppur paradigmatica – ricorda Frizzera – non fu eccezione nel panorama europeo. I civili che subirono trasferimenti, sradicamenti ed evacuazioni sono quantificabili in 16 milioni”. Un fenomeno dalle dimensioni enormi, dunque, che dà la cifra del dramma a cui furono sottoposte anche le popolazioni civili europee.